Cantoni Irma - 2018 - Il segreto di palazzo Moresco by Cantoni Irma

Cantoni Irma - 2018 - Il segreto di palazzo Moresco by Cantoni Irma

autore:Cantoni Irma [Cantoni Irma]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788833100517
Google: MMxfDwAAQBAJ
editore: Libro Mania
pubblicato: 2018-06-17T22:00:00+00:00


Era il 1993. Casa De Angeli, depositata a Brescia in una traversa di via Tosio, in pieno centro storico, nella notte pareva deserta. I ritratti rigidi delle gentildonne di casa affioravano dalle pareti del lungo corridoio. Sembrava volessero vedere che succedeva in quel buio sgualcito. Anche i volti di un affresco del Moretto si sporgevano, con lo sguardo di sbieco dei profeti.

Per entrare nel palazzo si camminava sotto una volta tra due colonne in marmo di Botticino, si arrivava in un cortile con al centro una fontana del Cinquecento, dallo scalone si penetrava fin dentro il cuore della casa, si passava per il piano con il salone – ormai in disuso, ma dove un tempo aveva di certo ballato anche il Foscolo –, si saliva attraverso il corridoio dei ritratti verso le stanze della proprietaria, Gala De Angeli, e si arrivava alla camera di sua figlia Lavinia.

Il letto si sfaceva. «Ti gira la testa?» aveva chiesto l’ostetrica, e intanto le viscere di Lavinia si strappavano. Pressione alta.

«Partorirai in casa» le aveva detto sua madre. Niente corse in auto, niente odori di ospedali, grida, luci forti. «Non hai nemmeno vent’anni. Non si deve sapere». Articolava le parole aprendo bene la bocca, spargendo intorno un disprezzo da superba, intubata nel verde del vestito che delineava spalle fragili e le faceva spuntare dall’orlo due spuntoni di gambe come tronchetti di ciliegio.

La figlia di Lavinia veniva al mondo, pochi centimetri di strada da fare, contrazioni, espulsa dopo ore dal tunnel di carne, con l’ostetrica a manovrare respiri sul campo di battaglia, e poi l’emorragia. Lavinia esangue, il neonato salvo. Una bambina. Tremori, sorrisi tirati dell’ostetrica e di un’aiutante improvvisata, taglio del cordone, nuova vita da celebrare. Poi Lavinia era entrata in crisi respiratoria, sangue, bava alla bocca. Era morta.

Gala De Angeli si era piegata in un urlo disumano ed era uscita correndo dalla stanza. L’ostetrica l’aveva inseguita per confortarla.

La donna rimasta nella camera, la seconda protettrice delle gravidanze corsa in aiuto, era a servizio in casa De Angeli. Si chiamava Germana Giletti. Teneva la futura Ginevra in braccio e guardava dispiaciuta il corpo esanime di Lavinia. Da dietro la porta continuavano ad arrivare urla concitate. Germana Giletti era abituata a vedere i resti degli scomparsi, al paese ne aveva visti a dozzine. Lavinia si era fissata in un profilo di morte, distesa sul fianco nel suo involucro esterno: le vene che non trasportavano più sangue, gli organi che non si riempivano e svuotavano degli umori, inutili alambicchi del secco e dell’umido, la meccanica muscolare paralizzata nel blocco della fine. Una madre morta, una vita nata.

Per praticità, per un lampo d’intuito, o per il dispiegarsi di un destino, Germana Giletti aveva posato la bimba e si era avvicinata a Lavinia: un’altra vita stava sulla soglia, pronta a sbocciare dai visceri esanimi della madre. Una femmina. Una gemella. Con un piedino deformato.

Germana non aveva pensato alle conseguenze, se l’era presa e l’aveva portata di nascosto in un’altra stanza. Nessuno l’aveva vista. Nella concitazione del momento, nella



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